8 marzo: nota del Sindaco Lucchi e dell'Assessore Baredi
Una festa per la dignità non solo delle donne, ma dell'intera società
Molti si chiedono se ha ancora senso celebrare l'8 marzo, cogliendo di questa data solo l'aspetto più folcloristico e commerciale: mimose fiorite, locali invasi da gruppi di sole donne, ecc. Peggio ancora, c'è chi pensa che l'8 marzo appartenga solo a una certa parte politica e che per questo, nella logica degli schieramenti contrapposti, chi non vi appartiene debba ignorarla o, addirittura, osteggiarla.
Noi crediamo che non sia così, e la nostra convinzione scaturisce dal ricordo delle 129 operaie morte nel 1908 nell'incendio di una fabbrica di New York, mentre protestavano per ottenere condizioni di lavoro più umane; e ancora, dalle molte battaglie che le donne hanno condotto in tutti questi anni per combattere la discriminazione, rivendicare pari diritti e opportunità, esigere rispetto nel nome della loro dignità di persone.
Ed è proprio la dignità il tema fondamentale di questa giornata. Non solo quella delle donne, ma dell'intera società, perché se viene calpestata la dignità di una sua componente fondamentale, l'intera società ne risulta mortificata e sminuita.
A questo dobbiamo fare particolare attenzione in una fase tanto difficile come quella che stiamo attraversando, affinchè non siano le donne a pagare il conto più alto, ad esempio nel mondo del lavoro. Stando ai dati Istat 2009, nella provincia di Forlì-Cesena le donne occupate sono 73mila (contro i 96mila uomini), con un tasso di occupazione del 58,5%, più basso di quello regionale (61,5%), anche se più elevato di quello nazionale. Analizzando il flusso di assunzioni nell'ambito circoscrizionale del Comune di Cesena relativo al 2010 scopriamo che il dato è favorevole per la componente femminile, con 25.675 donne assunte contro 19.882 uomini, impiegate soprattutto nei settori dei servizi (5.602 donne), della pubblica amministrazione (3.701), dell'agricoltura (3.123).
Ma c'è anche l'altra faccia della medaglia. Le donne risultano essere le più coinvolte per quanto riguarda i lavori atipici e nella stragrande maggioranza dei casi vengono loro offerti contratti a tempo determinato. Sempre nel 2010 le donne che hanno perso lavoro sono state 14.101 contro 11.049 uomini; se si prende in considerazione l'intero bacino del Centro per l'impiego di Cesena il quadro è ancora più pesante, con 25.584 cessazioni di contratti femminili contro i 20.029 maschili e un incremento delle cessazioni di contratti rispetto al 2009 dell'11,7%.
Al 31 dicembre, infine, le donne disoccupate iscritte al Centro per l'Impiego nel territorio cesenate risultano essere 7164 contro i 4917 uomini, con un aumento del 6,3% rispetto al 2009. Dunque, nonostante la crescita di opportunità lavorative e delle effettive assunzioni, sono ancora tanti gli elementi di divario fra lavoratori e lavoratrici, in termini di contrattualistica, di retribuzione, di rischio di perdita del lavoro. E tutto ciò non può che incidere negativamente sul lavoro femminile, che pure costituisce una parte rilevantissima nell'economia delle famiglie. Meno opportunità per le donne significa un impoverimento per tutti. E non solo in termini economici.
Ufficio stampa
Federica Bianchi
Data Ultima Modifica:
07 Ottobre 2016
Data di Pubblicazione:
08 Marzo 2011
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