Descrizione
Alla luce del clamore mediatico e della diffusione di informazioni non corrispondenti al vero in merito al recente episodio riguardante la donna cesenate che ha abbandonato il proprio neonato, i Servizi sociali dell’Unione dei Comuni Valle del Savio ritengono opportuno fornire alcuni chiarimenti considerando che situazioni di tale complessità e delicatezza devono essere gestite nel pieno rispetto della normativa vigente, dell’esigenza tutela della donna, del concepito e delle persone coinvolte, garantendo la massima riservatezza e il diritto all’autodeterminazione.
In dettaglio, il caso era seguito dagli assistenti sociali dell’area Disabili dal mese di giugno 2025, in stretto coordinamento con la Tutela Minori, il Consultorio familiare e con le strutture sanitarie competenti. La donna era stata inserita nel protocollo dedicato alle maternità difficili, e veniva trattata come donna intenzionata a partorire in anonimato, secondo quanto previsto dalla normativa vigente.
Nel corso dei mesi, gli operatori sociali e sanitari hanno più volte incontrato la donna, mettendola al corrente sulle possibilità di sostegno e accoglienza disponibili. Nonostante questa presenza assidua, la donna ha rifiutato la presa in carico da parte dei servizi sociali, mantenendo, al tempo stesso, la propria scelta di partorire in anonimato. Anche i tentativi del consultorio di stabilire un contatto continuativo con la donna e con il suo compagno non hanno avuto esito positivo.
Parallelamente a questo lavoro, i parenti della donna avevano informato lo Sportello Sociale di non essere intenzionati ad occuparsi del bambino. A questo punto i Servizi Sociali, nell’ambito delle proprie competenze, hanno garantito tramite l’Area Disabili tutti gli accompagnamenti alle visite sanitarie, non potendo però intervenire con modalità coercitive.
Tutti i soggetti coinvolti, Servizi Sociali (Tutela Minori e Disabili), Consultorio familiare, reparto di Ginecologia, hanno operato con la massima attenzione e disponibilità, anche andando oltre quanto previsto dai protocolli ordinari, sempre tuttavia nel necessario rispetto della libertà di scelta e di riservatezza della donna.
Il lavoro dei Servizi sociali prosegue, oggi, anche nell’interesse primario del bambino orientandosi alla sua cura ed alla ricerca di una collocazione familiare.