Sulla pietra: memorie della Resistenza. Mercoledì 24 aprile sarà presentato l’accurato studio sulle lapidi e i cippi

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Appuntamento nell’Aula Magna della Biblioteca Malatestiana alle ore 17:00

Data pubblicazione:

17 Aprile 2024

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Descrizione

I cippi e i monumenti ai lati delle strade e le lapidi sui muri delle case non sono solo memoria da conservare per comprendere le radici della Repubblica Italiana ma anche insegnamento per il futuro, incoraggiamento a vivere con dignità e coraggio, a impegnarci per realizzare gli ideali di libertà, democrazia, giustizia sociale che trovano espressione nella nostra Costituzione, “verso un mondo più giusto e più bello”. Al fine di far conoscere e valorizzare questo patrimonio storico e ideale, Mattia BrighiNadia Lucchi, Vincenzo Morrone e Franco Spazzoli hanno raccolto i risultati del censimento svolto, tra il 2019 e il 2020, da Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (Anpi) e Auser Cesena nell’interessante libro “Antifascismo e Resistenza scritti sulla pietra” (aprile 2024, Società editrice Il Ponte Vecchio). Questa pubblicazione fresca di stampa sarà presentata al pubblico (ingresso libero) mercoledì 24 aprile, alle ore 17:00, nell’Aula Magna della Biblioteca Malatestiana. 

 

L’obiettivo dell’articolato studio è di mettere a disposizione di un vasto pubblico un agile strumento di conoscenza di quelle che sono testimonianze materiali della volontà collettiva di mantenere viva la memoria di avvenimenti e persone, nel corso dei decenni che vanno dalla Liberazione a oggi. Si tratta quindi di una raccolta di schede che tengono insieme l’aspetto descrittivo del recupero memoriale e quello di un’essenziale informazione di carattere storico.

Alcuni anni fa Auser e Anpi Cesena hanno deciso congiuntamente di dare avvio a una iniziativa comune con lo scopo di censire tutti i cippi, i monumenti e i luoghi della memoria presenti sul territorio cesenate con riferimento al periodo storico della Seconda Guerra Mondiale e della lotta di Liberazione. I volontari delle due Associazioni hanno iniziato un lungo e accurato lavoro di ricerca predisponendo apposite schede di identificazione al fine di ottenere un quadro articolato e complessivo dei luoghi della memoria e delle testimonianze che si riferiscono a quel cruciale e drammatico periodo della storia nel territorio della Valle del Savio. Ricerca che non si è limitata a tracciare un arido elenco di date e di cifre ma che si è inoltrata nella ricostruzione degli eventi che quei monumenti ricordano trasformando le informazioni in un insieme di racconti che, luogo per luogo, consentono al lettore  di avere una visione articolata ma anche il senso complessivo del contributo che il territorio di Cesena e della Valle del Savio hanno dato durante le vicende drammatiche di quel periodo storico.

Il libro, sostenuto dall’Unione dei Comuni Valle del Savio e dedicato all’indimenticato Furio Kobau che ha partecipato con grande passione a questo lavoro pur nelle difficoltà delle sue condizioni fisiche, rappresenta una opportunità di conoscenza di quanto questo territorio sia stato segnato dalle vicende drammatiche della guerra e di quanto le sue popolazioni abbiano partecipato al grande movimento della Resistenza italiana e alla lotta per la Liberazione dal nazifascismo. Il libro, come ricorda Carlo Sarpieri nella Prefazione, “ha il merito di tenere insieme fatti ed episodi drammatici apparentemente diversi fra di loro ma tutti riconducibili alla inaccettabile crudeltà della guerra, come dimostrano le stragi di Tavolicci e del Carnaio, ma anche alla insopprimibile volontà popolare che ha spinto giovani, donne, famiglie a rischiare la propria vita pur di riconquistare la libertà e ridare dignità e futuro alla propria esistenza e a quella del Paese intero. Questa Resistenza, questo sacrificio non sarebbe stato possibile se non vi fosse stata un’idea di fondo che lo sosteneva, un’idea che era cresciuta durante il periodo buio del fascismo, un’idea di comunità fondata su regole nuove, sulla partecipazione e sulla democrazia per cui la libertà si doveva necessariamente accompagnare con l’esercizio di diritti e doveri per tutti così da offrire a ciascuno la possibilità di scegliere e gestire il proprio progetto di vita. Quell’idea di comunità, attraverso quella terribile esperienza resistenziale, ha trovato la sua sanzione formale e definitiva nella Costituzione della Repubblica Italiana”.

Il censimento. Dal censimento realizzato dagli operatori Auser e Anpi, svolto negli anni 2020-2023 risultano presenti sul territorio cesenate trentatré monumenti inerenti Resistenza e Antifascismo, di cui ventisette riferiti a fatti legati alla Resistenza e cinque all’Antifascismo a cui si aggiunge la cripta del cimitero monumentale in cui sono presenti nomi di partigiani, di un antifascista e di militari. Non è raro trovare lapidi che ricordano insieme partigiani, civili e militari e nel censimento sono stati inseriti tutti quelli in cui compare almeno un partigiano o comunque un civile morto per mano nazifascista. Scomponendo ulteriormente queste cifre avremo per la Resistenzadodici lapidi, dieci cippi, quattro monumenti e un tabernacolo, per l’Antifascismo: cinque lapidi. Alcune persone morte a Cesena sono ricordate anche in altre lapidi o monumenti nel luogo di origine (a esempio Cervia e Cesenatico).

Analizzando singolarmente le opere, oltre alle elencazioni di partigiani e altri caduti, il lettore si imbatte in una gamma variegata di situazioni politiche: per ricordare le più significative, nella frazione di Gattolino sia il “Cippo ai Caduti per la Libertà” che il “Monumento al Cimitero” raggruppano le tre ideologie maggiormente presenti nella Resistenza: i fratelli Sintoni e Vittorio Belli appartenevano a una formazione comunista di pianura, Pietro Pironi, pur essendo cattolico praticante, si era unito alla Brigata comunista di montagna mentre Renato Medri e Primo Targhini aderivano al gruppo repubblicano. I cippi dei fratelli Agapito e Torello Latini, situati uno fra Bagnile e San Martino in Fiume e l’altro fra Bagnile e San Giorgio, essendo stati realizzati dalla famiglia, ricordavano, in un primo tempo, solo il loro martirio e non quello di Pietro Maganza e Virgilio Lucci con loro uccisi. Piccole targhe in ottone sono state successivamente aggiunte nella parte bassa dei cippi in ricordo degli altri due martiri. Nel cippo di San Tomaso, che ricorda la strage dei tre Ridolfi e di altri tre uomini, sono posizionate due lapidi del Partito Repubblicano Italiano di cui una della sezione di Case Finali, mentre le lapidi che ricordano Giovanni Collina e il padre Enrico e quella che celebra i caduti della Resistenza a San Giorgio, collocate sulla parete esterna all’ex Casa del popolo, sono state realizzate dai comunisti locali.

Ultimo aggiornamento: 18/04/2024, 10:01

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