Descrizione
“Le esperienze di altre città italiane ed europee hanno mostrato che investimenti mirati in sistemi di videosorveglianza avanzata, controllo dinamico del territorio e collaborazione attiva con la cittadinanza, attraverso strumenti quali il controllo di vicinato, risultano molto più efficaci e meno onerosi rispetto alla figura - ormai tradizionale - del vigile di quartiere”. Lo ha detto l’Assessore alla Sicurezza e Legalità Luca Ferrini rispondendo questo pomeriggio, in sede di Consiglio comunale, all’interpellanza a firma del consigliere comunale di Fratelli d’Italia Nicholas Pellegrini relativa all'eventuale istituzione della figura del vigile di quartiere.
“Non è attualmente intenzione dell’Amministrazione comunale – ha commentato l’Assessore – procedere all’istituzione di tale figura, per i motivi che andrò ad illustrare, supportati anche da studi recenti in materia di sicurezza urbana. Anzitutto, sotto il profilo pratico-organizzativo, la dotazione organica della Polizia Locale di Cesena e Montiano risulta attualmente non sufficiente a garantire un servizio capillare e continuativo nei 12 quartieri della città. Tale situazione richiederebbe, infatti, un consistente incremento degli organici, difficilmente sostenibile sotto il profilo anzitutto finanziario. Va da sé che la scelta di introdurre il Vigile in uno o più quartieri piuttosto che in altri creerebbe un’ingiustificata disparità di trattamento, essendo tutte le nostre comunità, del centro come della periferia, egualmente bisognose di sicurezza e di tutela. Questo lo dico a prescindere dall’utilità concreta della figura dell’agente di prossimità, tutt’altro che scontata”.
“Al di là infatti degli aspetti problematici elencati – ha proseguito l’Assessore – diversi studi recenti sulla sicurezza urbana, tra cui il noto lavoro di Sampson pubblicato sull’American Journal di Sociologia, hanno dimostrato che la stabile presenza di agenti nei quartieri non implica necessariamente una diminuzione dei reati né un miglioramento reale della percezione di sicurezza. Al contrario, politiche efficaci di sicurezza urbana oggi privilegiano modelli di intervento flessibili e reattivi, piuttosto che figure stanziali con ruoli prevalentemente simbolici. In altre parole, la proposta ricorsiva del cosiddetto ‘Vigile di quartiere’ appartiene al novero degli slogan ad effetto, con qualche attrattività a breve termine in ambito politico, ma di bassa efficacia dal punto di vista della prevenzione in città”.
“Da metà degli anni ’90, l’idea della vigilanza di quartiere è ritornata all’attenzione della politica e della pubblica opinione come un fiume carsico, che immancabilmente rispunta non appena il fallimento del tentativo precedente abbia il tempo di cadere nell’oblio. È un’arma spuntata, che diviene addirittura inutile in quartieri a vocazione meramente residenziale, con esigenze ed abitudini di vita completamente diverse da quelle presenti nei centri storici (negozi, mercato). Le esperienze di altre città italiane ed europee hanno mostrato come investimenti mirati in sistemi di videosorveglianza avanzata, controllo dinamico del territorio e collaborazione attiva con la cittadinanza, attraverso strumenti quali il controllo di vicinato, risultino molto più efficaci e molto meno onerosi rispetto alla figura - ormai tradizionale - del vigile di quartiere. Pertanto, l’Amministrazione intende continuare a investire risorse e attenzione su soluzioni innovative e più rispondenti alle esigenze reali della comunità cesenate, piuttosto che su un modello di presidio ormai superato, sia dalla letteratura scientifica che dalle migliori pratiche amministrative”, ha concluso.